La Formazione in Counseling … come Guide di montagna

La Formazione  al  Counseling … come  Guide di montagna

La formazione  in  Counseling per  i futuri professionisti, non è una formazione come le altre; parte e si snoda  attraverso  un percorso personale  di scoperta, di  conoscenza e integrazione personale per valorizzare e mettere a disposizione dell’altro  le  proprio qualità umane, peculiari per questo affascinante lavoro.

Il ruolo dei formatori è molto importante e alle scuole di Counseling, che svolgono con passione e competenza  un ruolo insostituibile, va dedicato un pensiero di profondo riconoscimento.

Sono guide di montagna esperte, chiamate per vocazione a formare  nuove guide, a renderle capaci di accompagnare l’altro nel suo percorso  di crescita, in un grande viaggio di conoscenza e di vita,  da non confondere con l’ arida erudizione e che non è  limitato  all’ apprendimento  tecnico fine a sé stesso.

Una vera guida di montagna è  attenta, presenta, sa incoraggiare senza forzare, è pronta a cogliere  le risorse  nascoste,  si muove con  la pazienza  e il rispetto di chi sa aspettare  i tempi diversi di ognuno e guadagnarne la fiducia.

Il ruolo  dei formatori in Counseling, è sostanzialmente un ruolo educativo- maieutico, nel senso etimologico del termine; ha a che fare con il “ tirar fuori”, “far venire alla luce” e insieme testimoniare con la propria  congruenza il senso di un impegno educativo.

Ci piace riproporvi, in questo spazio, i frammenti di  un’intervista al Prof. Umberto Galimberti ( filosofo, scrittore, docente, psicoanalista e  anche esperto di Counseling) che,  in un momento storico di profonda digitalizzazione e innovazione, ci ricorda che è  l’amore l’ingrediente più importante di un atteggiamento e di uno stile educativo efficace.

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Uno dei suggerimenti che lei offre agli insegnanti è di non guardare solo ai risultati, ma anche di prestare attenzione a ciò  che dicono gli allievi in classe…

«L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Se uno non sa affascinare è meglio che cambi lavoro”

La scuola può essere ancora un luogo di relazione?
«Deve esserlo.. In un contesto dove mancano luoghi di socializzazione che non siano la strada o il bar, la scuola è un’opportunità».

La scuola è schiava della tecnica o può ancora salvarsi e in che modo?
«. Educare vuol dire condurre qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività̀ degli allievi, che oggi è messa fuori gioco. Si è spostata la valutazione dalla soggettività̀ alla prestazione. Gli allievi  non contano più come soggetti, ma solo nelle loro prestazioni».

Se in questo momento potesse rivolgersi a tutti gli insegnanti, che cosa direbbe loro?
«Direi loro che non tutti possono insegnare. Uno che è alto un metro e cinquanta non può fare il corazziere; così se uno non sa affascinare, comunicare, non può̀ fare il maestro, il professore. Lo dice Platone: si impara per imitazione. Direi loro che il ruolo va abolito.  Nessuno è di ruolo nella vita.

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